Luogo non più esistente
Scheda completata
Fra marzo e aprile del 1907, James Joyce e la sua famiglia lasciarono via San Nicolò per trasferirsi al numero 45 della vicina via Nuova (oggi via Mazzini). Occuparono il terzo e penultimo piano del palazzo, un edificio dignitoso ma quasi disadorno rispetto alle dimore triestine precedenti e ai palazzi prestigiosi della zona.
Non appena rientrato da Roma, James (che nel portafoglio aveva solo una moneta!), aveva provato a rientrare alla Berlitz School, ma Artifoni aveva negato tale ipotesi, facendo presente che non c’era alcuna cattedra disponibile; alla fine cedette, sebbene erogando uno stipendio misero, per paura che Joyce sottraesse alla scuola i clienti più influenti offrendo loro lezioni private.
Fra questi vi era Roberto Prezioso, giornalista irredentista, il quale, in veste di caporedattore dell’edizione serale de Il Piccolo della Sera, propose allo scrittore irlandese di scrivere per la testata tre articoli sull'Irlanda in Italiano, ormai padroneggiato perfettamente (Silvio Benco ebbe modo di riportare la disputa su un vocabolo: dizionario alla mano, decretò che aveva ragione l’Irlandese). Joyce esordì nel giornalismo con l’articolo sul recentemente scomparso John O’Leary Il Fenianismo: L'Ultimo Feniano (22 marzo) , seguito da Home Rule Maggiorenne (19 maggio ) e L'Irlanda alla Sbarra (16 settembre 1907). La collaborazione con Prezioso era nata dal comune pensiero che la lotta del popolo irlandese contro l’Inghilterra sarebbe stata d’interesse per i Triestini che sentivano un anelito nazionalista italiano. Fra il 1907 e il 1912 furono nove gli articoli di Joyce su Il Piccolo della Sera.
Nell’aprile del 1907 grazie a un altro allievo, il dottor Attilio Tamaro, Joyce tenne presso l’Università Popolare la conferenza Irlanda, isola di santi e di savi, la prima di tre letture che gli avrebbero fruttato 25 corone ognuna. Il biografo Ellmann datò la seconda conferenza, Giacomo Clarenzio Mangan nel maggio 1907 e riportò l’evento di un terzo incontro sulla rinascita letteraria irlandese, non documentato, ma in realtà esse non ebbero mai luogo, ancorché il materiale su Mangan, del quale aveva già parlato in una conferenza tenuta a Dublino 5 anni prima, era già stato preparato.
Il 10 maggio venne pubblicata da Elkin Mathews la prima edizione di Musica da camera, un volume di versi che evidenziava il connubio fra la sua abilità stilistica e la sua sensibilità musicale. In realtà il tormentato James ormai aveva preso in considerazione la possibilità di ritirare la raccolta di poesie, ma fortunatamente non lo fece, ascoltando il parere di Stanislaus. Nonostante la recensione entusiastica di Arthur Symons e l’interesse di Ezra Pound poi, la raccolta agli esordi stentò a vendere.
Lo stato interessante di Nora, non desiderato dai due che avevano adottato la curiosa tecnica contraccettiva di dormire ognuno con i piedi dell’altro in faccia, situazione che lo scrittore fece rivivere a Molly e Leopold Bloom nel suo Ulisse, aveva spinto ancora una volta James a bere più del dovuto, sperperando i suoi e altrui soldi e causando liti con la compagna e il fratello. Ben presto, però, sorse un problema più grosso, ovvero il manifestarsi di una dolorosa febbre reumatica aggravata da problemi oculistici, che lo obbligò al ricovero presso il Civico Ospedale di Trieste e a un mese ulteriore di convalescenza; nel frattempo, nell’ala dello stesso nosocomio riservata al reparto maternità dei poveri, il 26 luglio 1907 Nora diede alla luce la figlia Lucia Anna, erroneamente registrata come Anna Lucia, invertendo i nomi scelti per la bimba.
Il periodo che seguì non fu tanto gioioso, quanto letterariamente proficuo. James fu costretto a riguardarsi per molto tempo, Nora, sebbene il parto fosse stato rapido (scrisse di avere rischiato che la bimba nascesse in strada), tardò a riprendersi, a causa di una febbre che interruppe l’allattamento, ma anche per un momento di tristezza generale, forse depressione port partum, acutizzata dalla difficile gestione dell’irrequieta neonata e del geloso fratellino. Nora era anche in pensiero per quell’occhio strabico di Lucia che le ricordava la difficoltà della sorella, affetta dallo stesso difetto, nell’accettare questo particolare e le faceva presagire che potesse costituire in futuro un problema anche per la figlia.
D’altra parte, però, la malattia e la convalescenza avevano permesso a James in un certo modo di chiarirsi le idee circa le opere che stava scrivendo: completò il racconto I morti, capitolo finale della raccolta Gente di Dublino, e iniziò ad accarezzare l’idea di riscrivere Stephen Hero.
Lasciò la casa il 16 agosto dello stesso anno per traslocare nella limitrofa via Santa Caterina.
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Riferimenti
- Gente di Dublino - The dead
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