Via Frattina 52

Italia, Roma


Luogo esistente
Scheda completata

31 luglio1906: lasciato l’appartamento di via Boccaccio a Trieste dove viveva con la famiglia Francini Bruni e col fratello Stanislaus e dopo aver affrontato un viaggio con tappa veloce a Fiume (che gli piacque) e ad Ancona (che odiò), James Joyce arrivò finalmente a Roma.
Si era recato nella città eterna rispondendo a un annuncio di lavoro e aveva trovato, per sé e per la compagna Nora e il figlioletto Giorgio, una camera di proprietà della signora Dufour al secondo piano di via Frattina n° 52, a pochi passi da Piazza di Spagna e a nemmeno quattrocento metri dal suo nuovo posto di lavoro, la banca austriaca Nast-Kolb & Schumacher.

In realtà James non passava molto tempo in quella stanza: era in ufficio dalle 8.30 alle 19.30 con due ore di pausa pranzo, ma, non avendo la stanza di via Frattina una cucina (stanza che comunque Nora non aveva sfruttato nelle dimore triestine che ne disponevano), i pasti venivano consumati tutti in giro per Roma; al fratello narrava di come spesso ritirasse le pietanze in qualche osteria e li consumasse nella bottiglieria del signor Pace, dirimpetto alla loro casa, il quale forniva loro anche posate e stoviglie, oltre ad abbondante vino, ma alcune ricerche vorrebbero che la vineria fosse in realtà un ristorante ricercato e che la famiglia Joyce godesse di altri agi, come la frequentazione di cinema e teatri. Nora amava il cinematografo e si divertiva a giocare con il figlio Giorgio, in particolare facendo grandi bolle di sapone; sembrava godere particolarmente di buon appetito e diventare più florida, mentre James non rinunciava a bere sia durante i pasti che nelle uscite serali.
Come sempre il tenore di vita dei Joyce era nettamente superiore alle loro possibilità: considerato il fatto che la banca lo pagasse mensilmente e non settimanalmente come aveva fatto la Berlitz School a Trieste, James ad agosto aveva già consumato tutti i soldi anticipati dal datore di lavoro, mentre Stanislaus a Trieste era ancora intento a saldare i debiti che il fratello aveva lasciato alle sue spalle.
Iniziò allora a dare lezioni d’Inglese, prima privatamente a un certo Terzini e poi all’École des Languages, dove gli studenti però sbeffeggiavano il professore credendo non comprendesse l'idioma.
Nonostante questi nuovi introiti, James continuava a spendere fino all’ultima lira. A volte, nelle sue lettere a Stanisalus, spiegava che rinunciava ai pasti pur di garantirli a Nora e Giorgio, che peraltro si era ammalato forse di bronchite e necessitava di cure. Di fronte casa, però, l'osteria del signor Pace era un richiamo molto forte e Joyce ne era diventato assiduo frequentatore: dopo aver alzato l’affitto a ottobre, il 12 novembre la signora Dufour invitò Joyce a lasciare la camera, stufa delle sue ubriacature continue. Lo scrittore irlandese sottovalutò la minaccia, pensando che come sempre si sarebbe messo tutto a posto, ma la sera del 3 dicembre * James, Nora e Giorgio Joyce si trovarono in mezzo alla strada sotto una pioggia battente e senza un tetto sopra la testa.


Nel periodo passato al numero 52 di via Frattina, James Joyce provò ripetutamente a farsi pubblicare Gente di Dublino da Grant Richards, il quale apprezzava l'opera ma spiegò di non poterla stampare. James, allora, si rivolse a John Long.
Soprattutto, però, questa è la casa dove il 24enne James ebbe un’idea che avrebbe segnato la storia della Letteratura: in un secondo post scriptum in calce alla lettera scritta al fratello Stanislaus il 30 settembre 1906, scrisse: Ho in testa una nuova storia per Gente di Dublino. Ha a che fare con Mr Hunter.
Il 30 novembre dello stesso anno, il giorno dopo aver ricevuto comunicazione di sfratto, aggiunse: Ho pensato all’inizio della mia storia Ulysses.

La sua opera più celebre stava iniziando a modellarsi nella sua mente, stimolata dalle teorie antisemitiche enunciate da Guglielmo Ferrero nel suo L'Europa giovane, e incentrata sulla figura di un ebreo di Dublino, ispirato ad Alfred Hunter, del quale poco sapeva anche James.


Il signorile palazzo di via Frattina, che prende il nome da palazzo Farrattini, fatto costruire in piazza di Spagna dal cardinale Bartolomeo III, ha ancora le sembianze dell’epoca e ospita una boutique al pianoterra, un salone di bellezza al primo piano e una struttura ricettiva al secondo. Si trova nel cuore della Roma Barocca, a breve distanza da Piazza di Spagna, dalla Fontana di Trevi e dall’Ara Pacis. Una casa di cinque piani con rivestimento in bugnato con un terrazzo al primo piano e un ingresso dal soffitto candido decorato con motivi floreali.
Sulla parete esterna, una targa, affissa dal Comune di Roma in occasione del Centenario della sua nascita, ricorda:

In questa casa romana
dove abitò dall’agosto al dicembre 1906
JAMES JOYCE
Esule volontario
Evocò la storia di Ulisse
Facendo della sua Dublino
Il nostro universo



* Alcune fonti citano come data di sfratto il 1 dicembre, altre il 3 dicembre.

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Riferimenti


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