Luogo esistente
Scheda completata
È il 5 marzo 1905, ultima Domenica di Carnevale, e Trieste è particolarmente animata poiché il Comune aveva deciso di rinvigorire tale tradizione secolare, un tempo molto sentita in città, prevedendo feste, concorsi e sfilate di giganteschi carri allegorici nelle vie del centro. A pochi metri dai festeggiamenti, Nora Barnacle e James Joyce, si sistemano nell’appartamento arredato al terzo piano del palazzo sito in Piazza del Ponte Rosso n.3, poiché Almidano Artifoni, il quale gli aveva finalmente trovato un posto d’insegnante di lingua e letteratura inglese presso la Berlitz School di Trieste, l'aveva richiamato da Pola, dove abitava in via Medolino, 7
Il palazzo, progettato da Antonio Bacichi nel 1882, anno di nascita dello scrittore irlandese, contava, oltre al pianoterra adibito a foro commerciale, quattro piani dalle linee architettoniche differenti ma armoniose: le finestre di ogni piano vantavano una cornice differente, in un susseguirsi di forme squadrate e archi, mentre le colonne, or bugnate, ora in bassorilievo, scanalate o lisce, rendevano l’edificio slanciato sebbene maestoso.
Il piano nobile vantava ampie finestre ad arco, sulla curva del quale due figure femminili a seno nudo poggiavano, sedute, mentre una testa virile fungeva da volta di chiave. Correvano lungo il piano, in corrispondenza di ogni finestra, dei piccoli balconi sotto i quali un bordo floreale ingentiliva ulteriormente la composizione architettonica.
Più semplice il piano superiore, abitato da James e Nora, dove le finestre, quadrate e piccole, erano sormontate da timpani di pietra chiara. Le ridotte dimensioni delle finestre, però, erano compensate dalla magnifica visuale della quale i due Irlandesi potevano godere: la zona delle saline era stata interrata per favorire la vocazione commerciale di Trieste, porto dell’Impero asburgico e porta d’Oriente, e proprio Piazza Ponte Rosso era tagliata in due dal Canal Grande, così chiamato per essere distinto da altri due canali di dimensioni inferiori, che permetteva ai velieri pieni di merci di arrivare dal Mar Adriatico fino al cuore della città, davanti alla Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, dove i primi piani dei palazzi ospitavano i fondachi per stivare le merci.
…The rivulet which runs through my city, the Anna Liffey, which would be the longest river in the world if it weren't for the canal which comes from far away to wed the divine Antonio Taumaturgo, and then changing its mind goes back the way it came.
(Il ruscello che attraversa la mia città, l'Anna Liffey, che sarebbe il fiume più lungo del mondo se non fosse per il canale che viene da lontano per giungersi al divino Antonio Taumaturgo, e poi cambiando idea torna indietro da dove è venuto.)
(Lettera a Italo Svevo, 20 Febbraio 1924)
Per attraversare il corso d’acqua e raggiungere l’altro lato della piazza, vi era un ponte girevole, proprio all’altezza del palazzo del Bacichi, sul quale transitavano persone, carrozze e il tramway. Dal lato di casa Joyce vi erano, nella piazza, l'imponente palazzo Genel progettato anch'esso dall'architetto Bacicchi e una fontana con un puttino detto Giovannin; sul canale si specchiava inoltre la chiesa serbo-ortodossa, illuminata dai suoi mosaici dorati.
Piazza del Ponte Rosso, che prendeva il nome dalla colorazione del ponte di legno poi sostituito da quello metallico, ospitava l’affollato mercato descritto da James nel suo Giacomo Joyce: I venditori offrono i primi frutti sui loro altari: limoni striati di verde, ciliegie ingioiellate, timide pesche con foglie sgualcite. Nora ne ricorderà sorridendo la rumorosità tipica italiana quando visiterà il mercato di Locarno nel 1917.
James e Nora rimangono in questo appartamento poco meno di due mesi, durante il quale James si dedica alla stesura di alcuni capitoli di Stephen Hero: scoperto lo stato interessante di Nora, non più camuffabile, la padrona di casa, moglie del fruttivendolo con bottega al pianterreno del palazzo, li costringe a cercare una nuova casa, in quanto non gradisce la presenza di bambini vocianti.
Il palazzo ha ancora l’aspetto originale e ospita al pianterreno un caffè dedicato a James Joyce. La piazza ospita ancora un mercato, dalle dimensioni più contenute, e c’è ancora la fontana con il putto, mentre sono scomparse le edicole liberty e la pavimentazione originale. Negli anni Trenta parte del Canal Grande è stata interrata per cui il suo corso si arresta cento metri prima rispetto ai tempi di Joyce. Lo stretto ponte girevole è stato sostituito da un massiccio ponte di cemento sul quale nel 2004 è stata posta una statua bronzea che ritrae James Joyce quasi ad altezza reale, mentre cammina con un libro sotto braccio in direzione della Berlitz School e di casa sua. Ai suoi piedi, la targa posta dalla Fondazione CRT Trieste recita: "…la mia anima è a Trieste… (Lettera a Nora, 27 ottobre 1909) – JAMES JOYCE 1882-1941”.
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